Aliquote IVA differenziate in funzione della modalità di pagamento prescelta, a favore naturalmente dei pagamenti effettuati con moneta elettronica: sembra essere questa l’ultima misura allo studio del Governo. In sostanza, pagare in contanti costerebbe di più rispetto all’uso della carta di credito o del bancomat: in caso di pagamenti effettuati con strumenti in grado di assicurare la tracciabilità si prevedrebbe una riduzione delle aliquote IVA, che – al contrario – aumenterebbero per pagamenti in contanti. La misura dovrebbe tuttavia essere selettiva, nel senso che risulterebbe limitata ai settori che presentano maggiori rischi di evasione. Una circostanza che rischia di aumentare il grado di complicazione di un sistema che da tempo necessita di una seria semplificazione.La fantasia non ha limiti: sembra essere una frase scontata ma in realtà non lo è, se si considera che l’ultima notizia riguarda la possibilità di differenziare l’applicazione delle aliquote IVA a seconda delle modalità di pagamento scelta. In buona sostanza, pagare con il contante costerebbe di più rispetto alla carta di credito o al bancomat. Ciò in quanto sarebbe applicata un’aliquota IVA più elevata.Presumibilmente chi ha pensato di reperire risorse incentivando l’utilizzo della moneta elettronica non conosce i criteri di applicazione dell’IVA e, in primis, la natura di “imposta istantanea” che si applica all’atto di ogni singola transazione.
Pagamenti in contante o con carta di credito: effetti sulle aliquote IVA
Nei giorni scorsi è circolata a lungo la voce di un incremento selettivo delle aliquote IVA, ma questa soluzione è stata scartata anche in conseguenza dell’altolà del Governo.Ora, invece, si sta pensando di prevedere una riduzione delle aliquote IVA nell’ipotesi in cui il pagamento sia effettuato con strumenti in grado di assicurare la tracciabilità (carta di debito, di credito, etc.). Al contrario le aliquote aumenterebbero nell’ipotesi in cui il pagamento fosse effettuato in contanti.Anche in questo caso, però, la misura dovrebbe essere selettiva nel senso che risulterebbe limitata ai settori che presentano maggiori rischi di evasione. Tale circostanza aumenterebbe il grado di complicazione di un sistema che da tempo necessita di un serio programma di semplificazione. Al contrario, soprattutto nell’ultimo lustro, sono stati aggiunti numerosi adempimenti a carico degli operatori e che, paradossalmente, hanno in taluni casi favorito gli evasori.Sotto questo profilo il sistema dell’IVA è estremamente sofferente.Negli ultimi anni il legislatore ha progressivamente esteso l’applicazione dello split payment e dell’inversione contabile. Tuttavia, l’operazione non ha riguardato tutti i settori, ma quello dell’edilizia e le operazioni verso la pubblica Amministrazione. Gli operatori si sono trovati spesso in difficoltà nel comprendere se una determinata operazione dovesse essere assoggettata ad IVA secondo modalità diverse da quelle ordinarie e quindi con l’applicazione di una specifica deroga.Ora, se la misura sarà introdotta, sarà necessario comprendere se un determinato settore sia o meno a rischio di evasione. Conseguentemente se, per un errore, il contribuente ritenesse di dove applicare un’aliquota ridotta a seguito dell’effettuazione del pagamento con carta di credito, ne risponderà con l’irrogazione di una sanzione variabile dal 90 al 180 per cento della minore IVA applicata.Ancora una volta, quindi, si gioca sulla pelle dei contribuenti che, per incentivare l’utilizzo della moneta elettronica, potrebbero commettere errori in un sistema che presenta molti dubbi e incertezze.
Il rimborso del credito d’imposta
Un’ulteriore misura allo studio prevede la possibilità di ottenere il rimborso di un credito d’imposta pari al 2 per cento delle transazioni effettuate con moneta elettronica o app. La misura riguarderebbe anche gli incapienti ai quali la restituzione della somma sarebbe effettuata con assegno. La restituzione potrebbe anche essere effettuata dal gestore della carta di credito direttamente sull’estratto conto.Parallelamente dovrebbero essere ridotte le commissioni sui micro-pagamenti e dovrebbe essere riaperto per l’ennesima volta il dossier per l’applicazione delle sanzioni nei confronti dei commercianti e professionisti che non installeranno il POS.
FONTE: Ipsoa 30 Settembre 2019